Quelle regole assurde fatte per il nostro bene

Ma imporre l'obbligo di produrre tappi che rimangono attaccati alle bottiglie è davvero a nostro favore o è solo una limitazione di libertà?

5 Luglio 2024

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Ieri negli Stati Uniti hanno festeggiato il 4 luglio, celebrando la loro indipendenza. In Italia, invece, è entrata in vigore una norma – di matrice comunitaria – che trasforma in un illecito un atto di per sé del tutto pacifico come produrre e commerciare bottiglie di plastica con un tappo separabile. In sostanza, registriamo una crescente dipendenza da regole del tutto assurde. Chi difende questa regolazione evoca, naturalmente, la tutela dell’ambiente. La tesi è che obbligando i produttori a produrre tali bottiglie si ridurrà la dispersione dei tappi nella natura e quindi l’inquinamento. La limitazione della nostra libertà, insomma, sarebbe realizzata a nostro favore.

Quello che sfugge a ideologi, funzionari e politicanti vari è che questa legge rappresenta l’ennesimo inquinamento della nostra vita, ormai iper-regolata sulla base di ogni pretesto; e chi ha più di sessant’anni ricorda con nostalgia un mondo in cui la maggior parte delle azioni era lecita, poiché le norme si limitavano a proibire gli atti davvero lesivi dei diritti altrui. Ora è cambiato tutto e i tappi che solo a fatica si staccano dalle bottiglie simboleggiano questo. Da ieri è proibito un comportamento che in sé non ha nulla di lesivo delle libertà di altri (come produrre e vendere una bottiglia con il tappo separabile); e questo perché c’è una presunzione di colpevolezza nei riguardi del consumatore, che secondo il pianificatore dei nostri comportamenti butterebbe il tappo nel verde qualora fosse staccabile dalla bottiglia.

Quanti si sono lamentati di questa assurdità hanno subito ogni genere di ironia. D’altra parte, dobbiamo osservare un vero e proprio mutamento antropologico, poiché viviamo entro ordini giuridici che hanno fissato l’altezza minima delle stanze e definiscono la destinazione d’uso di questo o quell’immobile, le condizioni che rendono legale un contratto di lavoro, quelle che permettono di affittare per sei mesi sì e sei mesi no, e via dicendo. Siamo ormai abituati a una regolazione pervasivi che ha naturalmente bisogno di occuparsi pure di questioni minime e irrilevanti: come, appunto, in questo caso.

Non v’è dubbio che riusciremo a vivere anche in una società con bottiglie dal tappo pendulo. Ci abitueremo pure a questo e forse già ora non ci facciamo caso. D’altro canto, siamo persuasi che se qualcuno dorme a casa nostra, entro 24 ore si debba mandare una comunicazione in questura: è una legge fascista, certo, ma in tal senso siamo tutti un poco «fascistizzati». Quello che pochi davvero comprendono è che la libertà si perde sempre un po’ alla volta: un tappo dopo l’altro. Continueremo senza problemi a vivere ora che è difficile separare il tappo dalla bottiglia, ma a ben guardare non sarà esattamente la stessa esistenza di prima. In effetti, la vita di ognuno di noi non è fatta in primo luogo di decisioni solenni, ma semmai di minuscole attività che un tempo potevamo avviare in autonomia. La costruzione di un’umanità schiavizzata, di conseguenza, passa attraverso queste regole liberticide che obbligano e vietano: sempre imposte, ovviamente, «per il nostro bene».

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