Questa manovra danneggia industria e industriali

Questo eterno doroteismo al potere rischia di operare una modificazione genetica anche dei capitani d'impresa

21 Dicembre 2015

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Nei mesi scorsi a qualcuno era sembrato che il governo potesse interpretare le aspettative del mondo produttivo. Una parte di Confindustria aveva fatto intendere che una sorta di riformismo lento e ondivago fosse il massimo che ci si potesse aspettare. L’approvazione del Jobs Act sancì in qualche modo questa alleanza tra il ceto politico renziano e il mondo delle imprese. Ora lo scenario è mutato.

La legge di stabilità mostra che anche Renzi, che si rappresenta come realista e avverso a ogni massimalismo, alla fine non ha potuto far altro che partorire un confuso coacervo di decisioni clientelari volte a comprare i voti dei gruppi sociali, elargendo mance in ogni direzione: ai giovani andranno 500 euro da spendere in cultura, ai forestali calabresi (complessivamente) qualcosa come 20 milioni, e altre risorse a cori, casinò e altre realtà.

Il governo agisce così perché il centrosinistra non esisterebbe senza una ben precisa base sociale ed essa chiede esattamente questo genere di interventi. Renzi può anche parlare di libertà d’impresa con gli industriali, ma poi torna dai suoi e deve premiare chi lo ha posto alla guida dell’Italia. Questo genera una serie di effetti, ben al di là della disillusione di quegli imprenditori ormai consapevoli che nei fatti il Jobs Act è assai controverso, se si considera in particolare che oggi le collaborazioni coordinate e continuative sono ancor più vincolate che in passato. Se da un lato si è liberalizzato, dall’altro ci si è mossi in direzione opposta.

Un altro effetto riguarda il cambiamento antropologico del mondo imprenditoriale. Se mezzo secolo fa diventare imprenditore significava provare a incontrare le attese del mercato e sfidare le incertezze di un’economia concorrenziale, l’imprenditore attuale rischia di essere sempre più uniformato alla politica. Se hanno fatto rumore i 500 euro ai ragazzi, va aggiunto che la «finanziaria» prevede pure 99 milioni in tre anni per i piccoli satelliti hi-tech, 50 milioni per il made in Italy difeso dall’Ice e molti altri soldi per le imprese del Sud.

Il lavoro dell’imprenditore è soddisfare i clienti. Questo eterno doroteismo al potere rischia di operare una modificazione genetica anche dei capitani d’impresa: sempre più vicini alla politica, sempre meno capaci di produrre ricchezza e difendere il libero mercato.

Da Il Giornale, 21 dicembre 2015

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