Col trattore in tangenziale gli agricoltori forse non vanno a comandare, ma certo provano a mettere un’ipoteca politica sulle future scelte dell’Unione europea e degli stati membri.
Le mobilitazioni hanno spesso motivazioni locali: le agevolazioni sul gasolio agricolo in Germania, i problemi idrici in Francia, l’esenzione ai fini Irpef dei redditi dominicali e agrari in Italia. Ma ci sono anche elementi comuni, che vanno dal calo delle risorse della politica agricola comune all’insofferenza per la concorrenza estera fino a un vasto rigetto delle politiche climatiche europee (come nel caso degli obblighi della nature restoration law). Visto il loro numero e la loro capacità di mobilitazione, c’è da stare sicuri che gli agricoltori troveranno ascolto, anche perché – quando ciò non accade – si saldano con i movimenti anti-establishment e populisti, dal partito dei contadini in Olanda al Rassemblement National in Francia.
continua a leggere sul Foglio.it