AIRBnb e le tasse. Una storia di ordinario arbitrio fiscale

L'accanimento fiscale contro le piattaforme online potrebbe essere controproducente


Il maxi-sequestro di 779 milioni di euro operato dalla Procura di Milano nei confronti di Airbnb per presunta evasione fiscale, e il parallelo accordo tra la piattaforma online e l’Agenzia delle entrate per il versamento di 567 milioni di euro, sono manifestazioni di quell’incertezza e arbitrio del fisco che troppo spesso caratterizzano l’Italia.

Il provvedimento in esame genera diverse perplessità a partire dall’ipotesi di reato astrattamente contestata: l’“omesso versamento di ritenute certificate” previsto dall’art. 10 bis del D.Lgs. n. 74 del 2000 presupporrebbe che la società avesse indebitamente trattenuto gli importi che avrebbe dovuto versare all’erario, che risulta siano stati invece integralmente girati sui conti correnti degli host. In altre parole, non si vede come possano considerarsi “profitto del reato” importi che Airbnb non ha trattenuto per sé, ma ha interamente riversato ai locatori clienti della piattaforma.

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