Appaltare le riforme a un ente sovranazionale non è una soluzione politicamente ottimale: una classe dirigente consapevole del suo ruolo e in grado di esercitarlo dovrebbe prendere tutte le misure necessarie, ancorché dolorose.
Le condizioni di finanza pubblica dell’Italia rimangono critiche, in particolare a causa dell’elevato debito pubblico. Fino a oggi, la classe politica italiana non è riuscita a dare attuazione alle riforme chieste dalla Banca centrale europea per mettere il Paese al sicuro; Il Fondo monetario internazionale è intervenuto in Argentina e la Troika (FMI, BCE e Commissione UE) in Grecia con aiuti finanziari e richiedendo ai due Paesi la realizzazione di specifiche riforme. In assenza di una svolta riformista è possibile che l’intervento della Troika in Italia diventi sempre più probabile.; Tale intervento potrebbe incoraggiare le riforme necessarie, ma potrebbe anche incorrere in alcune difficoltà: mai prima d’ora uno Stato del peso economico dell’Italia ha avuto bisogno di un intervento esterno per superare i propri problemi strutturali. L’Italia dovrebbe attuare le riforme necessarie in modo tale da scongiurare il rischio di “commissariamento” e massimizzare il consenso sui provvedimenti in questione.