BP 108. I saldi: storia di un’assurdità italiana

L’evoluzione storica delle normative sui saldi mostra come essa sia motivata da una profonda sfiducia verso il mercato. In realtà nulla giustifica una specifica disciplina avente ad oggetto le vendite di fine stagione, pertanto esse vanno deregolamentate.


13 Gennaio 2012

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Silvio Boccalatte

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La regolamentazione dei saldi nasce nel periodo fascista con l’obiettivo di correggere la “concorrenza selvaggia”. La regolamentazione fascista venne poi ripresa e riapplicata nel 1980 al fine di “moralizzare il mercato”. La determinazione dei periodi di saldo venne delegata alle Camere di Commercio.

Successivamente, nel 1991, la regolamentazione si fece ancor più restrittiva. Solo dal 1998 si è invertita la tendenza all’irrigidimento delle norme, contestualmente al trasferimento alle regioni della potestà legislativa in oggetto. La maggior parte delle regioni ha fatto scelte dirigiste. Nessuna di queste norme è giustificata e, anzi, esse hanno rilevanti profili anticoncorrenziali: le vendite promozionali, sottocosto o di fine stagione possono e devono essere interamente liberalizzate.

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