Per migliorare la gestione del nostro patrimonio museale pubblico occorre ripensarne le modalità organizzative, passando a forme gestionali autonome e che prevedano l’ingresso di nuovi soggetti privati nella conduzione dei musei stessi.
22 Novembre 2012
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Teoria e scienze sociali
Filippo Cavazzoni
Direttore editoriale
Il governo ha deciso di mutare la forma giuridica della Pinacoteca di Brera, affidandone la gestione a una fondazione di partecipazione pubblico-privata. La gestione dei musei italiani avviene sia in forma diretta, attraverso le strutture interne alla pubblica amministrazione, oppure in forma indiretta, mediante un soggetto “terzo”. A livello locale vi è stata maggiore innovazione, con il ricorso a strumenti come l’istituzione, l’azienda speciale, le associazioni, le fondazioni o le società di capitali. A livello statale si sono avute le esperienze dei poli museali e delle fondazioni di partecipazione. Nell’affidamento della gestione si palesano alcune criticità nei rapporti tra i soggetti interessati. La Pinacoteca di Brera è attualmente gestita dalla locale soprintendenza di settore. Il ricorso alla fondazione consentirebbe di dotare l’ente di una sua autonomia amministrativa e finanziaria, e di attrarre risorse e competenze dal settore privato. In generale, la modalità della concessione può essere maggiormente utilizzata, predisponendo adeguati strumenti per garantire la tutela della collezione, per la scelta dell’ente gestore e per stabilire il livello di intervento pubblico.