I progetti di legge che impongono un maggiore controllo sull’industria farmaceutica si fondano sull’erroneo assunto che maggiore regolamentazione e controllo rappresentino i soli rimedi per i mali creati proprio da regolamentazione e controllo.
Nonostante le privatizzazioni e le liberalizzazioni avvenute negli ultimi anni, l’assistenza sanitaria è l’unico settore nel quale regolamentazione pubblica e burocrazia sono ancora considerati la regola. La socializzazione della sanità implica una perdita di autonomia da parte della classe medica, che è pure stata accettata da essa con sorprendente docilità. La pratica privata della medicina è messa sempre più in discussione, mentre il controllo statale dell’attività medica si fa costantemente più pervasivo. Per esempio, un disegno di legge propone di istituire un Albo degli Informatori scientifici limitare il numero di incontri che essi possono avere con i dottori. Cercare di “moralizzare” il rapporto fra medico e industria del farmaco lede la responsabilità e la libertà degli attori coinvolti, senza promuovere risultati positivi.