L'Unione Europea si è proposta, con la strategia di Lisbona, di rafforzare la propria competitività. Al tempo stesso pretende di essere in prima linea nella lotta all'effetto serra, attraverso l'adesione al protocollo di Kyoto. Oggi Bruxelles è a un bivio: non può andare a Lisbona passando da Kyoto.
15 Aprile 2005
Argomenti / Ambiente e Energia , Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
Con la strategia di Lisbona l’Unione Europea si è impegnata a diventare, entro il 2010, l’economia più competitiva del mondo. Lisbona presta una grande attenzione ai temi ambientali, e in particolare alla lotta al mutamento climatico attraverso il protocollo di Kyoto. Rivedendo la strategia di Lisbona, la Commissione Barroso ha posto particolare enfasi sulla creazione di nuovi posti di lavoro e la crescita economica, accantonando momentaneamente gli obbiettivi ambientali. La riduzione delle emissioni può essere favorita dal progresso tecnologico. L’attuazione di misure forzose per tagliare le emissioni ha un costo enorme, che rende velleitario ogni sforzo per migliorare la competitività. L’Italia ha un’economia poco competitiva, che può essere gravemente indebolita da misure “alla Kyoto”. Kyoto e Lisbona sono incompatibili: se dallo sviluppo possono emergere tecnologie sostenibili da un punto di vista ambientale, l’interventismo pubblico nuoce all’economia e all’ambiente.