Ai regolari gridi d'allarme sulla carenza d'acqua e sulla minaccia di siccità fanno eco, con altrettanta regolarità, richieste di un maggiore controllo pubblico su tali risorse e, prevedibilmente, di maggiori fondi.
22 Luglio 2005
Argomenti / Ambiente e Energia , Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato
Giorgio Bianco
L’autore, sulla base dell’esperienza concreta di altri Paesi, in particolare la Gran Bretagna, mostra come il problema sia invece originato proprio dal controllo e dalla gestione pubblica delle acque e come la soluzione debba essere vista nella proprietà privata delle risorse idriche.
L’acqua non è una risorsa scarsa in senso assoluto. La gestione pubblica dell’acqua è ovunque nel mondo inefficiente. Le crisi idriche sono innanzitutto fenomeni economici che derivano dall’impossibilità di trasmettere segnali relativi alla scarsità della risorsa; l’evidenza mostra che il consumo dell’acqua è sensibile alle variazioni di prezzo. L’esperienza britannica e di molti altri Paesi dimostra che privatizzazioni e liberalizzazioni producono effetti positivi sulla manutenzione delle reti, sugli investimenti, sui consumi e sull’ambiente. L’Italia è vittima di uno statalismo pervasivo anche nel settore idrico, che le impedisce di trarre vantaggio dalle risorse potenzialmente disponibili. Solo il mercato potrà far fronte alla futura, crescente domanda di acqua e disinnescare il pericolo di conflitti a essa legati.