La vicenda del fallito acquisto della compagnia petrolifera americana Unocal da parte della cinese Cnooc, che ha visto l'intervento del governo americano, ha riportato d'attualità la questione dell'intervento pubblico nel settore dell'energia.
11 Agosto 2005
Argomenti / Ambiente e Energia , Diritto e Regolamentazione
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
La recente vicenda del fallito acquisto della compagnia petrolifera americana Unocal da parte della cinese Cnooc, sabotato dall’intervento del governo e del Congresso degli Stati Uniti, che ne ha indirizzato l’acquisto da parte di Chevron, ha riportato d’attualità la questione dell’intervento pubblico nel settore dell’energia, sia a fini di controllo delle risorse, sia per imporne la conservazione e la gestione.
Le attuali tensioni sui prezzi del barile hanno giocato un ruolo determinante nella vicenda, ma altro non sono che un fenomeno di breve termine. Infatti i meccanismi del libero mercato sono perfettamente in grado di garantire una gestione efficiente della domanda e dell’offerta petrolifera, ed il problema che oggi viene scontato non è la supposta carenza di petrolio, ma sono piuttosto le ostilità o incomprensioni politiche: la chiusura di alcuni Paesi produttori, la difficoltà a tracciare nuove pipeline, il collo di bottiglia della raffinazione. Il comune denominatore di tali sbarramenti è la politica: l’interventismo pubblico è la vera causa dell’apparente scarsità di oro nero sui mercati globali.