La chiusura delle città al traffico è del tutto irrilevante rispetto all'inquinamento atmosferico. È un gesto demagogico privo di ricadute reali.
23 Febbraio 2007
Argomenti / Ambiente e Energia , Diritto e Regolamentazione
Francesco Ramella
Research fellow, IBL e docente di Trasporti, Università di Torino
Il paper di Ramella dimostra l’assurdità di tanti dei provvedimenti che sindaci e presidenti di regione caldeggiano per risolvere un problema sopravvalutato come quello dell’inquinamento atmosferico. Se lo Stato davvero vuole far qualcosa, dovrebbe ridurre le imposte sui combustibili meno inquinanti – come la benzina, tuttora penalizzata fiscalmente rispetto al diesel.
Secondo gli esperti, fermare le automobili non elimina l’inquinamento dell’aria: e gli stessi promotori del blocco del traffico ne parlano come di un semplice atto “educativo”. Non è neppure vero che l’inquinamento aumenti, poiché le statistiche dicono l’opposto. La correlazione tra inquinamento e durata della vita non trova conferma nei dati, che anzi mostrano come nelle città si viva più a lungo. Per abbattere l’inquinamento, d’altra parte, bisognerebbe ridurre le imposte sulla benzina, che inducono ad utilizzare mezzi a gasolio, che producono più polveri. Invece che “rieducare” i cittadini basterebbe abbassare le imposte: sostituendo la retorica con i fatti.