Per risolvere il problema della giustizia in Italia occorre dare più spazio a quelle forme di risoluzione delle controversie che non sono riconducibili al modello classico del processo, ovvero la mediazione e l'arbitrato.
Pertanto, secondo l’autore dello studio, vanno tolti tutti quegli ostacoli che non permettono lo sviluppo di questi due istituti, che in altri Paesi rappresentano da tempo un’importante componente del sistema giudiziario e che in Italia, invece, faticano a crescere.
La crisi della giustizia ordinaria ha portato anche nel nostro Paese, sulla scia dell’esperienza americana, alla ricerca di soluzioni alternative al procedimento ordinario. Arbitrato e conciliazione sono i due modelli fondamentali di Alternative Dispute Resolution, ampiamente rodati e consolidati nella prassi operativa degli altri Paesi europei e d’oltreoceano. In Italia le Camere di Commercio sono l’organismo preposto alla somministrazione dei servizi di conciliazione, a seguito della l.580/1993. A causa di un vuoto culturale e della scarsa convenienza del loro ricorso per la composizione delle controversie, l’arbitrato e la conciliazione hanno un ruolo marginale nel panorama giustiziale italiano, anche per la loro scarsa esecutività; un maggior ricorso a tali metodi sarebbe utile a deflazionare il carico di cause presente nei Tribunali italiani. Una riforma in senso esecutivo del verbale di conciliazione, unita alla liberalizzazione della qualifica di arbitro, porterebbe un’innovazione sostanziale nel ventaglio di scelta dei metodi di composizione del contenzioso.