Un primo passo verso una miglior definizione del federalismo all’italiana potrebbe consistere nella definizione esplicita dei “principi fondamentali” che stanno alla base delle competenze concorrenti tra Stato e regioni.
18 Agosto 2008
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche , Teoria e scienze sociali
Silvio Boccalatte
Sarebbe utile inserire nella Costituzione una norma in forza della quale solo le disposizioni legislative esplicitamente qualificate ‘principi fondamentali’ debbano essere considerate come tali. La piccola riforma avrebbe una funzione essenziale, cioè chiarire tanto i confini di quel limbo rappresentato dalle competenze concorrenti, quanto quella di responsabilizzare Stato e regioni attraverso una più precisa definizione dei rispettivi confini.
Il riparto di competenze legislative tra Stato e Regioni è determinato, dall’art. 117 Cost., in base ad elenchi di materie. Un ruolo importantissimo è svolto dalla competenza legislativa concorrente, nell’ambito della quale lo Stato si dovrebbe limitare a dettare i soli “principi fondamentali. Anche dopo la riforma del 2001, il legislatore e la Corte costituzionale hanno sempre ritenuto di poter dedurre i “principi fondamentali” dal complesso della legislazione vigente. Se si creasse l’obbligo costituzionale di qualificare esplicitamente le disposizioni che il legislatore statale ritiene “principi fondamentali” si permetterebbe alle Regioni di operare in un quadro più certo e di agire più liberamente. Rimarrebbe comunque il potere della Corte costituzionale di sindacare l’adeguatezza della qualificazione di un certa disposizione come “principio fondamentale”.