Per i contribuenti italiani, la soluzione CAI è una cura ben peggiore del male Alitalia. L'affaire Alitalia è una eloquente dimostrazione di quanto sia inefficiente lo Stato imprenditore e azionista.
2 Dicembre 2008
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato , Politiche pubbliche
Andrea Giuricin
Per i contribuenti italiani, la soluzione CAI è una cura ben peggiore del male Alitalia. Il rimedio CAI pesa sui conti dei cittadini oltre 5 volte il male al quale si è voluto porre termine, pari a 7 miliardi di euro nei prossimi 5 anni. Alitalia avrebbe dovuto essere venduta, o lasciata fallire, molto tempo fa. È poco meno che una presa in giro cederla a queste condizioni. L’affaire Alitalia è una eloquente dimostrazione di quanto sia inefficiente lo Stato imprenditore e azionista.
L’accettazione del Ministro Scajola e del Commissario Fantozzi dell’offerta CAI chiude parte dei capitoli nel processo di vendita di Alitalia; la nuova compagnia aspetta il certificato di volo dell’ENAC e deve scegliere ancora il partner internazionale. La cessione a CAI comporta dei costi per la collettività che non si limitano alla differenza tra i debiti complessivi di Alitalia, pari a 2,3 miliardi. La vecchia e inefficiente Alitalia era costata nel quinquennio 2003-2007 2,6 miliardi dei quali solo 1,3 miliardi hanno pesato sul contribuente italiano in qualità di azionista. CAI pagherà gli asset Alitalia per 1,052 miliardi di euro mentre, adottando criteri omogenei a recenti cessioni di imprese aeronautiche in Europa, possiamo valutarli 1,8 miliardi. La cessione a CAI risulterà pertanto in grado di soddisfare solo il 43,5% degli importi attesi dai creditori.