Poste Italiane è affetta da una bulimia di diversificazione che dev'essere risolta alla radice, per il bene dei contribuenti e del mercato; la sua strategia costituisce uno sviamento dalla propria missione istituzionale.
L’azienda ha diversificato le proprie attività, entrando nel mercato dei servizi finanziari, le assicurazioni, l’energia, le telecomunicazioni e perfino i trasporti aerei. La strategia di Poste Italiane costituisce uno sviamento dalla propria missione istituzionale, ma – soprattutto – una grave minaccia per gli operatori economici, che non possono contare sui privilegi e sui sussidi di cui gode l’ex-monopolista.
Nelle attività di Poste Italiane, continua a ridursi il peso del servizio di recapito, mentre aumenta la rilevanza di attività diverse La scarsa attenzione per il core business determina un servizio di qualità insoddisfacente, sebbene le tariffe siano tra le più alte d’Europa, e i perduranti privilegi legali di Poste Italiane costituiscono un vantaggio competitivo decisivo per il successo di questa strategia di diversificazione. La privatizzazione di Poste Italiane appare l’unica soluzione percorribile per ricondurre il gruppo ad un ruolo compatibile con un mercato concorrenziale.