La proposta di direttiva sulla regolamentazione per i gestori degli “Alternative Investment Funds” nell’Unione Europea rischia di creare nuovi problemi, senza risolvere quelli vecchi.
Se la crisi ha evidenziato tutta una serie di errori dei regolatori, il legislatore europeo sembra voler aumentare proprio la regolamentazione di un settore che per sua stessa affermazione non è stato la causa della crisi. La leggenda nera per cui la crisi sarebbe il frutto di un eccesso di deregulation non può che dare questi frutti. Si va verso regole che sono chiaramente dirette a soddisfare esigenze populiste, o interessi particolari.
La proposta di direttiva introduce l’obbligo giuridico dell’autorizzazione e il regime di vigilanza per tutti i gestori di Alternative Investment Funds nell’Unione Europea. La regolamentazione presenta un inappropriato “one size fits all” approccio regolatario e il settore del Private Equity e quello degli Hedge Fund sono colpiti duramente, dove gli alti costi di implementazione e i limiti all’operatività costituiscono le principali criticità. Una semplice armonizzazione delle leggi nazionali esistenti eviterebbe una soffocante e costosa regolamentazione.