Occorre uscire da una logica assistenzialista per quanto riguarda il mondo dello spettacolo dal vivo e della musica “colta”. Lo strumento del finanziamento diretto può non rappresentare la forma migliore per aiutare i soggetti che operano nel comparto, come dimostra l'esempio dell’Orchestra sinfonica di Roma, forse l’unica orchestra sinfonica italiana interamente privata.
2 Ottobre 2009
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Filippo Cavazzoni
Direttore editoriale
Giuseppe Pennisi
Il mondo della musica “colta” (e della cultura in generale) vive da anni una situazione di continua emergenza, dovuta a carenze organizzative e a mancanza di fondi. Da un punto di vista economico, l’intervento dello Stato si sta assottigliando, mentre aumenta quello di regioni ed enti locali, ma è ancora insufficiente il coinvolgimento di privati. L’Orchestra sinfonica di Roma rappresenta un’eccezione, trattandosi di uno dei rari esempi in Europa di orchestra sinfonica a gestione completamente privata. La sua attività è infatti sostenuta da una fondazione di origine bancaria, la Fondazione Roma. Per rilanciare il settore occorre introdurre riforme come, ad esempio: meccanismi di matching grants, una nuova normativa sugli sgravi fiscali e proseguire sulla strada del federalismo anche in ambito musicale.