Un esame delle norme sulle forniture idriche in Sicilia dimostra che, se il contesto regolatorio è debole o incerto, le cose difficilmente possono funzionare.
Tuttavia sarebbe ingenuo pensare di risolvere i problemi riportando tutte le competenze sia sul controllo, sia sulla gestione del servizio, in mani pubbliche.
Nonostante gli obblighi di legge, i dati su perdite di rete e qualità delle acque sono scarsi e poco affidabili, soprattutto al Sud, rendendo dubbio il dato aggregato sulle perdite di rete. I pochi dati sugli investimenti sembrano indicare che vi sono fortissimi ritardi ma ciò è strettamente vincolato alla scelta politica di limitare le tariffe: o si aumentano le tariffe, finanziando gli investimenti oppure si accettano tariffe moderate e scarsi investimenti. Permangono molti dubbi sulla qualità delle acque pubbliche che, a differenza dell’acqua in bottiglia (sottoposta a rigorosi controlli), sono state in deroga per molti anni. La trasparenza nella pubblicazione dei risultati di controllo è demandata all’iniziativa dei singoli players. Alla domanda, “è meglio una gestione privata o pubblica” del SII (Sevizio idrico integrato), non è possibile dare una risposta: pesano le deficienze del quadro regolatorio che priva di veri poteri gli enti preposti nonché l’assenza di una vera Authority.