BP 94. Pompei. Il ruolo degli incentivi per una buona gestione del patrimonio culturale

Negli ultimi anni le numerose nomine di commissari straordinari hanno evidenziato le lacune della pubblica amministrazione nella gestione dei beni culturali: una gestione oculata dei beni culturali si può ottenere con più coinvolgimento dei privati.


31 Gennaio 2011

Argomenti / Politiche pubbliche

Filippo Cavazzoni

Direttore editoriale

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Negli ultimi anni la Presidenza del Consiglio dei ministri ha varato 160 ordinanze mediante le quali si nominava un commissario per la risoluzione di determinate emergenze.

Alcune di queste hanno interessato i beni culturali. Una delle cause che ha motivato il ricorso ad un commissario riguarda le inefficienze della pubblica amministrazione. Si tratta di una peculiarità tutta italiana. Occorre fare attenzione a non vedere nel ricorso ai commissari uno strumento per gestire in maniera più efficiente il nostro patrimonio. I commissari vengono nominati per risolvere situazioni emergenziali e non rappresentano un nuovo modello di gestione ordinaria dei beni culturali. Fra le proposte da mettere sul tavolo per gestire in maniera più efficiente il nostro patrimonio culturale vi è quella di ritagliare per lo Stato un ruolo unicamente legato alla tutela, affidando in concessione i beni ai privati (no-profit o for-profit) per la loro gestione e la valorizzazione.

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