Non è possibile giudicare, in astratto, se il nucleare sia competitivo oppure no. Questa fonte di energia può essere competitiva se il costo del capitale è contenuto e il rischio-paese è limitato.
Un recente rapporto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, curato da Edo Ronchi, sostiene che il nucleare non sarebbe economicamente competitivo con le altre fonti. La letteratura disponibile non giustifica questa tesi, che poggia su una metodologia scorretta. Poiché i costi medi attualizzati del nucleare dipendono largamente dall’investimento iniziale, i costi medi attualizzati sono funzione delle condizioni di accesso al credito e della percezione del rischio politico. È possibile che il nucleare in Italia costi più che altrove, ma in ragione di uno specifico rischio-paese, che investe anche altre fonti energetiche, comprese le rinnovabili. Non c’è invece ragione di ipotizzare una tendenza di costi crescenti indefinitamente nel tempo. Vengono proposte in questo paper alcune possibili interpretazioni del rallentamento degli investimenti nel nucleare nei Paesi OCSE negli ultimi 20 anni, in base all’eccesso di investimenti nelle fonti di base nel periodo del monopolio pubblico. Il nucleare può essere competitivo sia con le fonti convenzionali, sia con le fonti rinnovabili. In un contesto liberalizzato la valutazione economica spetta comunque agli operatori e non è una scelta politica.