La multa dell'Antitrust europeo a Intel - la più grande mai comminata dal Garante comunitario della concorrenza - poggia su un terreno sdrucciolevole e dimostra la necessità di ripensare l'applicazione del diritto comunitario della concorrenza.
25 Febbraio 2011
Argomenti / Diritto e Regolamentazione
Alberto Mingardi
Direttore Generale
Luca Mazzone
Le Autorità Antitrust dedicano una crescente attenzione ai mercati ad alta tecnologia. La decisione europea contro Intel (la più grande multa mai comminata da Bruxelles) conferma questa tendenza, nonché la propensione delle Autorità Antitrust di scrutinare le imprese innovative. La pratica degli “sconti predatori” è controversa come centro di un castello accusatorio. Il modo in cui la Commissione europea ha argomentato le sue accuse è discutibile e non si fonda su solide basi economiche. L’unica evidenza certa è la costante diminuzione dei prezzi al consumatore – che è andata di pari passo al crescere della performance. È necessario chiedersi se sia opportuno che le Autorità Antitrust si concentrino su mercati in cui la regola sembra essere un continuo miglioramento delle condizioni per i consumatori.
Emerge una totale assenza di corrispondenza fattuale tra la condanna ed il fine di “tutela della concorrenza”, condizione che lascia spazio ad ipotesi secondo le quali la decisione della Commissione sia mossa da argomenti totalmente indipendenti da valutazioni di mercato.