Il decreto che finanzia la cultura con un aumento di 1-2 centesimi delle accise sui carburanti è distorsiva e dannosa dal lato delle entrate, inefficiente dal lato delle uscite.
27 Marzo 2011
Argomenti / Politiche pubbliche
Filippo Cavazzoni
Direttore editoriale
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
La tassazione sui carburanti è già troppo elevata, mentre i risultati dei finanziamenti pubblici alla cultura sono inferiori alle aspettative.
Il Governo ha attuato misure volte a finanziare la cultura attraverso l’aumento delle accise sui carburanti. Sul fronte del prelievo, la misura è negativa perché inasprisce imposte già molto alte in un momento di tensione sui prezzi dei carburanti. Inoltre imporre agli automobilisti il finanziamento della cultura non ha giustificazione razionale sotto il profilo redistributivo e rischia di sortire effetti regressivi. Ricorrere alla leva fiscale per trovare le risorse necessarie è un’ammissione di impotenza di fronte all’inefficienza della spesa pubblica. Sul fronte della spesa, prima che di risorse aggiuntive, il mondo della cultura avrebbe bisogno dell’attuazione di riforme strutturali. Sarebbe pertanto opportuno ritirare il decreto e pensare ad intervenire alla radice dei problemi, senza imporre nuove tasse.