Il provvedimento rischia di essere una misura pensata per fare cassa, non per normalizzare i rapporti tra contribuente e fisco
26 Ottobre 2018
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Giuseppe Portonera
Forlin Fellow
Dietro la “rottamazione-ter”, la “dichiarazione integrativa” e le varie “definizioni agevolate” si nasconde l’esigenza di fare cassa… in attesa di vedere cosa deciderà davvero il Governo sul “saldo e stralcio” delle cartelle dei debitori in difficoltà.
Il Governo ha annunciato le misure che comporranno il c.d. decreto “fiscale”, il provvedimento che dovrebbe concretizzare la promessa di una pace “fiscale” tra contribuente e fisco. In questo paper si offre una prima panoramica di insieme sul contenuto del decreto, nonché sull’impatto – stimato – che questo avrà sulle finanze pubbliche. Le misure più rilevanti presenti nel decreto sono essenzialmente individuate in: i) una prima che altro non è se non una nuova “rottamazione delle cartelle”, sia pure a condizioni di maggior favore per il contribuente; ii) una seconda – e ben più rilevante – incentrata su una sorta di dichiarazione integrativa (a mo’ di “ravvedimento operoso”) per chi faccia emergere somme precedentemente non dichiarate. Rispetto a quest’ultima misura, la domanda è se essa possa essere davvero associata all’idea di un nuovo condono “fiscale”. La misura, in ogni caso, presenta profili di grave criticità tanto rispetto alla (possibile) illegittimità costituzionale (i redditi “evasi” avranno una tassazione di favore rispetto a quelli tempestivamente dichiarati), quanto allo scarso gettito fiscale che potrebbe conseguire.
La domanda finale a cui il focus cerca di dare risposta è questa: i provvedimenti del Governo sono davvero in grado di conseguire una pace tra contribuente e fisco? Ciò che invece il decreto fiscale offre è il risultato della somma delle contraddizioni politiche del Governo in carica. Senza la misura di “saldo e stralcio” per i contribuenti in difficoltà, invece, quel che avremo sembra purtroppo solo l’ennesimo tentativo di racimolare altro “oro per la patria”, in qualsiasi modo questo risulti possibile.