L'importazione parallela dei farmaci è sicura? È questa la domanda cui tenta di rispondere Peter Pitts, da una prospettiva americana che comunque contiene elementi di forte interesse per il consumatore europeo
Ogni anno, nella sola UE vengono smerciati attraverso canali paralleli ben 140 milioni di confezioni di preparati farmaceutici, ciascuna delle quali riconfezionata da grossisti, spesso con etichette che indicano un dosaggio sbagliato, dati di scadenza erronei, foglietti illustrativi del Paese in cui vengono acquistati i farmaci e non di quello in cui verranno diffusi.
Questo fenomeno pone importanti problemi di sicurezza, cui si somma il danno arrecato alle compagnie produttrici: quest’ultimo è un fatto problematico, perché al danno del controllo sui prezzi si aggiunge, per le aziende, la beffa dell’importazione parallela. In prospettiva, gli incentivi all’innovazione si riducono ulteriormente.