Philip Stevens dimostra come ogni politica che tenda a combattere il mercato in nome di un più vago ideale di giustizia sociale può avere effetti controproducenti - tanto più gravi quanto meno sviluppato è il Paese
6 Ottobre 2005
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato , Politiche pubbliche
Philip Stevens
I poveri del mondo sono anche quelli che beneficiano di una peggiore assistenza sanitaria: in una sorta di circolo vizioso, i circuiti della morte e della povertà si perpetuano a vicenda, inceppando il cammino dello sviluppo. Tuttavia, la maggioranza dei “piani” proposti per alleviare questa situazione finisce per trascurare ragionamenti economici solidi, scegliendo la via della demagogia.
Non è forse vero che il primo e più importante passo per avere una migliore salute pubblica è incentivare la formazione di ricchezza? E quando la lotta alle diseguaglianze precede la crescita economica, il risultato non è forse una società in stallo, immobilizzata, capace solo di distribuire egualmente l’indigenza?
Gli effetti di un approccio ideologico a problemi la cui dimensione è oggi globale possono essere devastanti. Proprio perché stiamo parlando di Paesi che hanno bisogno di creare ricchezza, ogni politica che tenti di combattere il mercato in nome di un più vago ideale di giustizia sociale può avere effetti controproducenti, tanto più gravi quanto meno sviluppato è il Paese.