La pornotax è un’imposta immorale e di difficile applicazione. Il decreto parla di atti “espliciti”, ma sorvola sull’identificazione del discrimine tra ciò che è lecito e ciò che non è lecito mostrare. Questa tassa è criticabile da molti punti di vista.
27 Dicembre 2008
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche , Teoria e scienze sociali
Massimiliano Trovato
Tinto Brass è sufficientemente esplicito? Probabilmente lo è assai meno degli affreschi di Pompei. E come valutare il requisito della “non simulazione”? Senza addentrarci in discussioni filosofiche su cosa possa considerarsi non simulato in un’opera cinematografica, dobbiamo dedurre che qualche ispettore dell’Agenzia delle Entrate si aggirerà per i set per verificare che gli attori non indossino un cache-sexe?
Questa tassa è criticabile da molti punti di vista: ad esempio raddoppia la pressione fiscale su un settore economico, tra l’altro con possibili effetti retroattivi. Le “tasse sul vizio” funzionano se si pensa che la domanda sia inelastica, ma in questo caso si sta agendo sull’offerta, portando imprese ed operatori di questo settore a stabilire altrove le proprie attività.