Google rappresenta una realtà imprenditoriale e di mercato, che non va giudicata con logiche extra-economiche. Tuttavia, Google rappresenta un boccone troppo ghiotto per rinunciare alla prospettiva di estendervi il controllo dei pubblici poteri
L’atteggiamento dell’opinione pubblica contro Google, il maggiore motore di ricerca al mondo, sta rapidamente cambiando. L’immagine dell’impresa di Mountain View sta perdendo quella patina positiva, per venire sempre più connotata come l’ennesimo gigante cattivo.
Google rappresenta una realtà imprenditoriale e di mercato, che non va giudicata con categorie che appartengono a logiche extra-economiche. Se Google non può essere assimilata a un monopolio pubblico (né considerata alla stregua di una infrastruttura materiale), e se continua a godere di un così ampio favore da parte dei consumatori, l’ostilità nei suoi confronti è essenzialmente riconducibile a ragioni di altro ordine.
È in atto un conflitto conclamato tra nuovi e vecchi mezzi di comunicazione, destinato ad aprire la strada ad un ineludibile ricambio generazionale. Ciò che avviene a Mountain View ha un’enorme influenza, diretta o indiretta, sull’intero ambiente di internet. Mettere le mani sull’azienda è forse per l’attore pubblico l’unica opportunità di recuperare in un sol colpo gran parte del tempo perduto, imprimendo all’evoluzione della rete direzioni al momento non prevedibili.