Il decreto legge sulla manovra economica (in esame in Senato) contiene due disposizioni che reintroducono nel sistema tributario l’odioso principio del solve et repete, cioè il principio per cui i debiti verso la PA devono essere pagati anche prima di essere accertati, depennato dall’ordinamento fin dagli anni Sessanta.
Le procedure in deroga introdotte per debiti non definitivi di natura previdenziale o derivanti da imposte su redditi e IVA eliminano il passaggio dell’iscrizione a ruolo che consente al contribuente di contestare l’“accertamento” addotto dall’amministrazione, prima che esso diventi titolo esecutivo con l’iscrizione. Se la norma entrerà in vigore, dal primo gennaio 2011 il recupero delle somme dovute sarà effettuato mediante notifica di avviso di addebito che avrà valore di titolo esecutivo. Se si pensa che le pretese creditorie dell’amministrazione finanziaria più di una volta su due sono infondate, e che dunque più di una volta su due lo Stato incassa soldi che non gli sono dovuti, si comprende la gravità della norma. Non sono in gioco solo i nostri averi. È in gioco il nostro essere, la nostra libertà di disporre di quanto abbiamo, almeno finché non è accertato (davvero accertato) che lo abbiamo ottenuto indebitamente.