In un momento di immobilismo come quello che stiamo vivendo, un primo passo per rivitalizzare e ammodernare le infrastrutture sarebbe quello di aprire alla concorrenza internazionale il mercato dei subappalti pubblici
Le regole sui subappalti sono troppo rigide: viene considerato subappalto anche il caso in cui il delegatario della lavorazione sia un’entità giuridica integralmente controllata dall’appaltatore, solo formalmente distinta da esso, ma fattualmente equiparabile ad una sua mera articolazione. In questo modo viene falsato il gioco della concorrenza a favore delle piccole imprese, erigendo una barriera protezionistica e limitando la qualità e la velocità di realizzazione degli appalti pubblici. Risolvere questa asimmetria necessita di un intervento normativo piuttosto semplice e a costo zero.
Una riforma di questo tipo non solo restaurerebbe logica e buon senso all’interno del sistema, ma potrebbe avere effetti benefici sulla qualità delle opere realizzate e dei servizi appaltati.