La legge di stabilità che stima entrate dall’asta per le frequenze liberate con il passaggio al digitale terrestre, è un esempio di cattiva politica industriale e finanza pubblica. Se il governo ha bisogno di soldi, deve tagliare la spesa pubblica.
Il calendario non gioca a favore dell’asta e le valutazioni del governo rischiano di peccare per eccesso di ottimismo anche riguardo alla quantificazione degli incassi, come dimostra l’analisi della gara tedesca. Ma è lo strumento stesso dell’asta a sembrare inadeguato laddove il medesimo risultato si sarebbe potuto agevolare più efficientemente con un meccanismo di trading delle frequenze.
La riallocazione delle frequenze dovrebbe avvenire secondo criteri ben diversi, guidati dalla necessità di garantire una concorrenza intensa ed efficace fra provider. A fronte dell’assurdo per cui si finanzia spesa corrente con un’entrata una tantum, si introducono e si legittimano distorsioni che rischiano di lasciare una pesante eredità al mercato.