L'art. 41 è stato ampiamente usato per giustificare interventi diretti e indiretti di uno Stato talora imprenditore, talora programmatore. Sarebbe il caso di togliere nell'art. 41 l'enfasi sulla presenza dello Stato e aggiungere la libertà di concorrenza
Il Consiglio dei ministri dovrebbe varare una proposta di riforma dell’articolo 41 della Costituzione. Ma come dovrebbe essere riscritto per essere pienamente compatibile con un contesto di mercato?
L’art. 41 è stato ampiamente usato per giustificare interventi diretti e indiretti di uno Stato talora imprenditore, talora programmatore. Basti pensare al filo rosso che lo collega all’art. 43, il quale consente la riserva originaria o il trasferimento allo Stato e a enti pubblici di determinate imprese o categorie di imprese e che ha permesso negli anni Sessanta e Settanta la creazione di monopoli pubblici.
Togliere all’art. 41 l’enfasi sulla presenza dello Stato e aggiungere la libertà di concorrenza bilanciandola con la tutela dei consumatori (restando sul piano dei principi senza scendere su quello delle regole, poiché solo i primi sono oggetto di una Costituzione) sembra sufficiente a garantire una libera e responsabile intrapresa economica, dove l’interesse alla massimizzazione del profitto è in armonia con il principio di solidarietà economica. Contemporaneamente, e coerentemente, l’art. 43 andrebbe abrogato.