Un'imposta sulle transazioni finanziarie, anziché stabilizzare le borse, rischierebbe di danneggiare seriamente l'economia reale e nessuno degli obiettivi dichiarati di una imposta sulle transazioni finanziarie verrebbe raggiunto.
L’unico caso nella storia nel quale si è messa in atto una Tobin Tax “pura” è quello svedese: il primo gennaio 1984 fu introdotta sul mercato finanziario nazionale una tassa dello 0,5% che si applicava a tutti gli acquisti di titoli azionari e stock options. L’imposta venne poi raddoppiata nel 1986 e venne estesa per comprendere anche i titoli obbligazionari. L’esito fu una immediata svalutazione degli assets, che rifletteva il valore attuale dei futuri pagamenti all’erario. Numerosi studi trovarono un aumento statisticamente significativo nella varianza giornaliera dei rendimenti durante il periodo in cui l’imposta rimase in vigore.
L’attuale contesto di crisi dei debiti sovrani dovrebbe veicolare l’attenzione sull’aumento del costo di finanziamento del debito pubblico svedese, dovuto ai rendimenti sempre più alti richiesti dagli investitori per detenere dei titoli sempre più tassati. La Tobin Tax ha limitato le espansioni societarie, l’occupazione e in generale la raccolta di capitali.