Focus 208. Le funzioni non tariffate: il caso lombardo

Le “funzioni non tariffate”, oggetto nelle ultime settimane di forti polemiche, non sono state utilizzate dalla Lombardia per premiare gli ospedali privati. Ne hanno beneficiato principalmente strutture pubbliche e, in misura minore, i privati non profit.


6 Luglio 2012

Argomenti / Politiche pubbliche

Lucia Quaglino

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Ciò che distingue il sistema sanitario lombardo rispetto a quello delle altre regioni italiane è la condizione che consente una maggiore competizione fra erogatori pubblici e privati, assicurando una maggiore possibilità di scelta al paziente.

Sia per il pubblico che per il privato, il meccanismo di remunerazione si fonda sul rimborso delle prestazioni sulla base di un tariffario pre-determinato, un sistema “automatico” di ripartizione dei fondi in cui esiste una fascia relativa alle “funzioni non tariffate”.

Dall’analisi della ripartizione delle “funzioni non tariffate”, due dati emergono con chiarezza: sono stati soprattutto i soggetti pubblici a beneficiare di tali fondi mentre nel privato quasi il 40% del totale è stato assorbito da due sole realtà non profit. Tutto ciò non deve indurre a conclusioni affrettate, che condannino il ruolo dei privati e del modello sanitario lombardo nel complesso, ma piuttosto dovrebbero portare a riflessioni in merito alla necessità di introdurre meccanismi che premino, attraverso la ricerca dei profitti e la responsabilizzazione in caso di errori e fallimenti, l’efficienza e la trasparenza.

Focus 208. Le funzioni non tariffate: il caso lombardo

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