La sentenza della Corte costituzionale, annullando la disciplina dei servizi pubblici locali adottata successivamente al referendum, legittima situazioni anomale rispetto ai principi di competizione paritaria e aperta tra operatori
L’affidamento dei servizi pubblici locali continua a rimbalzare tra riforme legislative e volontà referendaria senza trovare la via – che molti, compresa l’Unione europea, sostengono – di una selezione pubblica e trasparente del gestore, che garantisca efficienza e competizione.
Il Focus analizza l’attuale disciplina dei servizi pubblici locali, frutto delle vicende successive al referendum sulla gestione del servizio idrico, sottolineando come lungo lo stivale italiano vi siano continue situazioni di aperta contrarietà ai principi europei.
L’Istituto Bruno Leoni ripercorre gli effetti della sentenza della Corte costituzionale che, annullando la disciplina dei servizi pubblici locali adottata successivamente all’esito referendario per contrasto con quest’ultimo, legittima situazioni anomale rispetto ai principi di competizione paritaria e aperta tra operatori. Le società in-house possono distorcere i più elementari principi in materia di concorrenza non solo nell’ambito del proprio territorio di riferimento, ma anche altrove.