L’annosa vicenda della disputa tra Microsoft ed UE si arricchisce di un nuovo elemento: lo “Statements of Objections” con cui la DG Concorrenza ha protestato contro le royalties che la compagnia americana vorrebbe imporre.
10 Maggio 2007
Argomenti / Diritto e Regolamentazione
Alberto Mingardi
Direttore Generale
Paolo Zanetto
È dedicato alle ultime evoluzioni del caso Microsoft-Unione Europea il nuovo Focus dell’Istituto Bruno Leoni: esso si concentra sullo “Statements of Objections” con cui la DG Concorrenza ha protestato contro le royalties che la compagnia americana vorrebbe imporre per la condivisione della sua proprietà intellettuale.
Attendendo il verdetto d’appello, trasparenza e buon senso suggerirebbero che si procedesse con cautela nella fase attuativa, mentre l’Unione Europea con Microsoft ha fatto l’esatto contrario. La DG concorrenza scherza col fuoco, mettendo a rischio la tutela della proprietà intellettuale ma, soprattutto, dei segreti aziendali.
Occorre pertanto riconsiderare il caso Microsoft, in un’ottica più schiettamente realistica. Le vicissitudini di Microsoft a Bruxelles riguardano non solo la Commissione e la compagnia americana, ma anche un terzo soggetto, di cui non si parla mai: i concorrenti di Microsoft. Sono quest’ultimi, infatti, gli unici beneficiari dell’ostinazione del Commissario Kroes.