La politica agricola europea è uno scandalo. Rimuovere sussidi ed ostacoli alla libera circolazione dei prodotti agricoli, è il primo necessario passo perché l’Europa e l’Occidente tornino ad essere interpreti credibili della libertà degli scambi.
24 Settembre 2007
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato , Politiche pubbliche
Andrea Giuricin
Ogni cittadino europeo versa all’incirca 230 euro l’anno all’Unione Europea. Il problema non è dunque la quantità di denaro versata dal contribuente (% del reddito medio), ma piuttosto come è distribuita la spesa. La previsione di budget dell’Unione per il 2008 vede per la prima volta il superamento delle spese per la coesione e la competitività sulle spese per l’agricoltura, ma più di 50 miliardi di euro oggi vengono ancora allocati per proteggere l’agricoltura dalla concorrenza internazionale.
La politica agricola europea è un triplice scandalo. In primo luogo perché danneggia direttamente i Paesi in via di sviluppo, drogando il mercato agricolo mantenendo i prezzi europei artificiosamente bassi. Poi perché si basa su una gestione politica delle derrate, separando la produzione dalla domanda. Ed infine perché l’allocazione dei fondi avviene in base al peso relativo degli agricoltori nei diversi Stati membri. Rimuovere sussidi ed ostacoli alla libera circolazione dei prodotti agricoli è il primo necessario passo perché l’Europa e l’Occidente tornino ad essere interpreti credibili della libertà di scambio.