Il prestito ponte deliberato dal consiglio dei Ministri a favore di Alitalia è un aiuto di Stato: un finanziamento viene considerato tale anche quando è fatto a condizioni di mercato, nel caso il debitore non sia ritenuto sicuro.
Il prestito ponte da 300 milioni di euro deliberato dall’ultimo consiglio dei Ministri a favore di Alitalia è “un aiuto di Stato”.
Un finanziamento viene considerato un aiuto di Stato anche quando è fatto a condizioni di mercato, nel caso il debitore non sia ritenuto sufficientemente sicuro. Quasi certamente nessun investitore privato avrebbe concesso un euro ad una società che continua ad operare in perdita, dove i sindacati e i politici hanno un potere di decisione superiore al management e che non ha nessun acquirente reale in vista.
Col prestito ponte si assiste all’ennesimo salvataggio pubblico di una compagnia da anni sull’orlo del fallimento. Il tentativo di privatizzare il vettore di bandiera è fallito a causa dei veti politici e sindacali. Probabilmente, il commissariamento è lo sbocco inevitabile di questo processo, anche se i giochi sono ancora aperti. L’essenziale è evitare di procedere a ulteriori ricapitalizzazioni o salvataggi para-pubblici, per esempio attraverso altre aziende controllate dallo Stato: il romanzo Alitalia deve chiudersi, se non per rispetto verso i contribuenti, almeno per pudore.