Disastro ATAC: perché è essenziale votare al referendum per la liberalizzazione del trasporto pubblico locale
24 Ottobre 2018
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche , Teoria e scienze sociali
Andrea Giuricin
L’11 novembre i residenti a Roma saranno chiamati a votare la loro preferenza per un trasporto pubblico locale liberalizzato o lasciato nelle mani di Atac. Ogni giorno i cittadini romani vivono i disservizi e la crescente carenza di sicurezza del trasporto pubblico locale, mentre su tutti gli italiani grava il costo di una società in totale dissesto.
Esamina il bilancio Atac 2017 risulta evidente che la società pubblica non rispetta i contratti di servizio; non effettua le corse come da programmazione del Comune; ammette di non rispettare i requisiti di manutenzione dei veicoli; costa il doppio di quello che dovrebbe costare. In cambio, continua ad essere finanziata dai contribuenti, compresi i non romani, continua a non pagare i propri debiti, continua a peggiorare il servizio.
Negli ultimi 9 anni, Atac è costata al contribuente italiano 7 miliardi di euro. Nell’ultimo biennio, ogni giorno che passa l’azienda di trasporto pubblico romana perde circa 2,1 milioni di euro: un buco enorme. Il concordato a cui l’azienda è stata ammessa alla fine del 2017 ha significato solo un congelamento di più di 1,5 milardi di euro di debito: in sintesi, nei prossimi anni l’azienda non pagherà ai cittadini romani i debiti che ha accumulato.
A fronte dei debiti accumulati e dei chilometri non percorsi, oltre che a fronte del quotidiano disagio percepito dalla popolazione per un servizio di trasporto di dubbia qualità e sicurezza, la soluzione del Comune è stata, paradossalmente, quella di prolungare il contratto di servizio, senza gara, dal 2019 al 2021.
Un regalo non spiegabile se non per il fatto che chi gestisce l’azienda è di fatto scelto da chi questa azienda dovrebbe controllarla: il Comune di Roma.
L’unico modo di uscirne è mettere chiunque gestisca il servizio dinanzi alle sue responsabilità, e quindi separare la gestione dal controllo del Comune. Se si vuole cambiare non c’è altra via che quella di mettere a gara il servizio: si metterebbe fine a questo conflitto di interessi e, al tempo stesso, si inserirebbe uno strumento, la gara, di verifica periodica della qualità del servizio.