Il premierato che funziona

La proposta dell’Istituto Bruno Leoni


La riforma costituzionale proposta dal governo è condivisibile nelle intenzioni di massima ma, anche dopo la presentazione degli emendamenti governativi, continua a mostrare segni di incoerenza rispetto agli obiettivi.

Alla nostra forma di governo servono pochi, essenziali interventi: evitare che il Parlamento diventi definitivamente il fantasma di se stesso; restituire ai cittadini la scelta del titolare dell’indirizzo politico e riaffermare la responsabilità di governare; consentire al governo di avere una forza intrinseca e una compattezza interna, attribuendo al premier poteri analoghi a quelli che esercitano i suoi omologhi nei governi della liberaldemocrazia europea. Conforta, in tal senso, che le forme mature di parlamentarismo, dal Regno Unito alla Spagna, dalla Germania alla Svezia, sono andate tutte nella direzione di un rafforzamento dei poteri del Primo ministro, specie proprio nei momenti di crisi di governo.

Con questo paper l’Istituto Bruno Leoni prova a offrire spunti per modificare direttamente il disegno di legge costituzionale del governo in corso di esame in Parlamento. Questi sono stati pensati non soltanto per conferire un maggior grado di coerenza interna – aspetto imprescindibile per assicurare il buon funzionamento della riforma – ma anche per conseguire un maggior equilibrio istituzionale, così da favorire la convergenza più ampia possibile di diverse forze politiche sulla riforma. Tale convergenza potrebbe peraltro essere propiziata dal fatto che le soluzioni fin qui prospettate vanno nella direzione di alcune proposte avanzate nel corso degli scorsi anni da esponenti politici di diversa estrazione, manifestando in tal modo la possibilità di una più ampia e trasversale maggioranza di voto su un’ipotesi finale e definitiva di riforma.

Il premierato che funziona

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