Dalle risorse del Recovery Fund ad un edu-bond che ne moltiplichi gli effetti
11 Febbraio 2021
Argomenti / Economia e Mercato , Teoria e scienze sociali
Marco Abatecola
Sofia Felici
L’emergenza sanitaria, che da circa un anno il mondo intero tenta di contrastare, ha colpito gravemente l’economia globale, con gradazioni diverse da paese a paese ed allargando quindi gap competitivi preesistenti. In un quadro del genere, l’onda lunga della diffusione del virus rischia di colpire per ancora molto tempo, ed in profondità, le economie dei paesi più fragili frenandone la ripresa e compromettendone il futuro di medio e più lungo termine.
Questo studio si concentra prima di tutto sugli effetti immediati che la pandemia ha prodotto sul mercato del lavoro con le differenze di reazione tra Stati Uniti e Paesi europei, che hanno di fatto optato per un congelamento della forza lavoro. Una situazione tanto più marcata in Italia dove, solo nel 2020, il totale delle ore autorizzate per cassa integrazione guadagni e Fondi di solidarietà è risultato pari a circa 3,5 miliardi, con un incremento di circa 3,2 miliardi rispetto all’anno 2019 quando le ore autorizzate erano state 256,7 milioni (+ 1.244,71%).
Quindi, dietro alle misure straordinarie messe in campo, rischia di nascondersi una situazione ben più grave di quella che registrano i dati ufficiali e che troveremo una volta dissoltasi la bolla alimentata dagli interventi conservativi in atto.
Però, appare evidente come questa sia solo la fragilità più evidente di un Paese che, progressivamente, ha accumulato anni di ritardi perdendo competitività senza investire sul proprio futuro. Per questo gli autori individuano nell’investimento in capitale umano uno dei cardini del Next Generation Italia per un impegno che ponga le nuove generazioni al centro dell’idea di futuro che si sta disegnando, come leva di crescita capace di incidere positivamente sull’innovazione, lo sviluppo e la produttività. Le risorse del RRF, continuano gli autori, non bastano da sole per recuperare anni ed anni di ritardi accumulati. Devono invece essere l’occasione per creare un contesto favorevole all’attrazione di nuovi investimenti, non solo pubblici ma anche e soprattutto privati, sperimentando prodotti finanziari – come i social impact bond – che proprio sul partenariato pubblico-privato trovano il loro fondamento.