La Grande carestia cinese (1958-1962). Cronaca di un’economia pianificata

Al tempo di Mao Zedong il potere dello Stato arrivava a toccare ogni villaggio di campagna lontano dal centro e ogni angolo tra le montagne e i campi. La Grande Carestia ne è stata una conseguenza


1 Giugno 2015

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Yang Jisheng

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Durante la Grande carestia cinese del 1958-1962, morirono di decessi innaturali 36 milioni di persone, senza che vi fossero condizioni ambientali e climatiche sfavorevoli.

Yang Jisheng (giornalista ed autore del libro Tombstone: The Great Chinese Famine, 1958-1962), racconta come a causare la Grande Carestia siano stati il centralismo impernato sull’economia pianificata e un sistema totalitario dove andavano a sommarsi sia le caratteristiche della tradizionale monarchia cinese sia il dispotismo staliniano.

Un’enorme catastrofe annunciata: secondo l’autore nessun altro epilogo sarebbe stato lecito attendersi da una dinamica in cui la fede nel comunismo era stata trasformata in fede collettiva attraverso un uso coercitivo del potere, che penetrava in ogni unità di lavoro e scuola, in ogni aspetto della vita di tutte le famiglie, una forza che entrava nella testa e nelle viscere di ogni individuo.

La Grande carestia cinese (1958-1962). Cronaca di un’economia pianificata

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Oltre trenta milioni di morti: gli effetti devastanti del comunismo cinese tra 1958 e 1962 condividi con questo commento
#YangJisheng on dramatic effects of communism and economic centralization in Mao Zedong’s China condividi con questo commento
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