Dietro alle polemiche sull’apertura del mercato dei farmaci “non essenziali” a parafarmacie e corner GDO sembrano celarsi non rischi per la salute pubbliche, quanto piuttosto rendite di posizione
17 Febbraio 2015
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Giacomo Lev Mannheimer
Fra i temi che accompagnano i progetti di liberalizzazione della nostra economia, sin dalle “lenzuolate” del 2006, l’apertura a parafarmacie e corner GDO per quanto riguarda la vendita dei farmaci di fascia C è sempre stato un “evergreen”.
Tutti i tentativi per liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C sono falliti, soprattutto a causa della resistenza portata avanti con forza dai rappresentanti delle farmacie. Il cittadino non avrebbe nulla da temere acquistando un farmaco in una parafarmacia: quest’ultimo sarebbe ugualmente prescritto con ricetta medica e venduto da un farmacista abilitato, esattamente come accadrebbe se acquistasse lo stesso medicinale in farmacia.
La rete di farmacie regolata da rigidi criteri di programmazione territoriale esistente tutt’oggi garantisce certamente l’indotto dei loro titolari; non, invece, i cittadini, alla cui domanda di salute corrisponde un’offerta resa deliberatamente contingentata e costosa.