Dietro la multa a Google si nasconde la volontà di proteggere i concorrenti, non i consumatori
3 Luglio 2017
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Economia e Mercato , Teoria e scienze sociali
Giuseppe Portonera
Forlin Fellow
La Commissione Europea ha imposto a Google una multa di 2,42 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust: la condotta sanzionata di Google è quella di aver abusato della posizione dominante sul mercato (in quanto motore di ricerca) per accordare un vantaggio “illegale” a un suo altro prodotto, il servizio di acquisto comparativo su Internet.
Il caso presenta non poche criticità e, per questo, è opportuno studiarne le implicazioni in tema di diritto antitrust. La decisione è figlia di un preciso atteggiamento culturale dell’Antitrust europeo, spesso incline a confondere la difesa della concorrenza con la lotta al “Big”, così preoccupandosi più dell’interesse dei concorrenti che di quello dei consumatori. Si aggiunga che la complessità del mondo di Internet non fa che rendere ancora più rischiosa e delicata l’attività dell’antitrust
Per questo sarebbe opportuno attendersi, da parte del regolatore europeo, una maggiore prudenza e un minore grado di attivismo “politico”. Altrimenti, dato il crescente ricorso a criteri di discrezionalità amministrativa, in luogo di quelli di razionalità giuridica ed economica, più che di diritto antitrust, si finirà a parlare di antitrust politico.