Cause e conseguenze dell'iperinflazione nel paese sudamericano
In questi ultimi anni le condizioni socio-economiche del Venezuela sono particolarmente critiche. Uno dei motivi risiede nell’iperinflazione che ha colpito il paese dalla fine del 2017. Tali crisi economiche e finanziarie sono purtroppo un avvenimento abbastanza ricorrente in Sudamerica e molti studiosi ne hanno individuato le origini in un fenomeno assai diffuso tra i paesi latinoamericani: il populismo.
Il paese guidato attualmente da Nicolás Maduro non è un’eccezione, ma rappresenta un caso tipico di approccio populista alle politiche economiche: generalmente di carattere redistributivo e di stimolo della domanda aggregata nel breve periodo, con l’obiettivo di guadagnare ampio consenso da parte della popolazione, ma con conseguenze dannose nel medio-lungo periodo (altissimi deficit pubblici, crisi valutarie, inflazione, fuga di capitali, scarsità di beni e servizi, ecc.).
Dopo il 2013, a seguito del crollo dei prezzi petroliferi, il deficit pubblico dello Stato venezuelano si è impennato vertiginosamente. Di fronte alla grave situazione di disavanzo del bilancio pubblico, il governo venezuelano avrebbe dovuto adottare delle misure per poter aumentare le entrate e coprire le uscite.
In quelle circostanze, per far fronte alla situazione delle finanze pubbliche, il governo venezuelano ha deciso di ricorrere alla monetizzazione del deficit. L’aumento della massa monetaria ha provocato la crescita dei prezzi e, successivamente, l’esplosione delle aspettative sui prezzi degli agenti economici, portando all’iperinflazione.
Attualmente, nonostante il periodo di iperinflazione possa considerarsi concluso, l’inflazione rimane comunque la più alta al mondo. Quello che si è visto in Venezuela è un esempio chiaro di ciò che succede, specialmente in contesti non democratici, quando non vi sono limiti o controlli all’operato della classe politica.