L’autonomia scolastica può essere una via per affrontare le mancanze dell’istruzione pubblica
I risultati delle prove Invalsi diffusi in questi giorni dimostrano ancora una volta i limiti del nostro modello scolastico. A fronte di ingenti investimenti (la spesa pubblica per l’istruzione è seconda solo a quella per la sanità), gli esiti continuano a essere insoddisfacenti.
Come provare a invertire questa tendenza? E a quali esperienze guardare, se nel nostro Paese qualcosa di buono è stato fatto? Usata per battaglie ideologiche e politiche senza tregua, intesa come un enorme sistema di ammortizzazione sociale, la scuola è stata depredata da decenni di saccheggi e malizia politica e lobbistica che l’hanno di fatto squassata, resa inefficiente, obsoleta, noiosa e repellente per larghi strati dell’utenza. Emerge oggi più che mai una visione statalista della scuola che sta letteralmente soffocando la pubblica istruzione, portando l’Italia agli ultimi posti di competitività e efficienza del sistema.
L’unica soluzione possibile riguarda allora l’autonomia scolastica: la libertà di scelta educativa all’interno di una offerta formativa plurale. Perché impedire la libertà di scelta educativa e azzerare il pluralismo educativo ha un costo sociale ed economico non indifferente. E un tentativo per cercare di andare in questa direzione può essere ravvisato in quanto fatto da Regione Lombardia, soprattutto con il sistema della “dote scuola”.