No profit, no party: gli aggravi fiscali al terzo settore contenuti nella legge di Stabilità

Nonostante i ripetuti proclami, la legge di Stabilità inasprisce ulteriormente il trattamento fiscale del terzo settore 


15 Gennaio 2015

Argomenti / Politiche pubbliche

Giacomo Lev Mannheimer

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Nei programmi e nei discorsi di molti esponenti politici degli ultimi anni è stato evidenziato il ruolo fondamentale giocato dal non profit per l’economia e la società italiana, e l’attuale governo non ha fatto eccezione. Ciononostante, le misure adottate sinora, e in particolare la Legge di stabilità 2015, mostrano ben poca considerazione per il terzo settore, il cui regime fiscale viene anzi decisamente inasprito, penalizzandolo, in determinati casi, rispetto alle corrispondenti attività in campo commerciale.
Infatti, alcune fra le novità presenti si limitano a creare una sorta di “concorrenza fra agevolazioni fiscali”, ovvero un gioco a somma zero utile soltanto alle casse pubbliche. Altre, tuttavia, costituiscono una vera e propria forma di discriminazione, come l’indeducibilità del costo del lavoro dall’imponibile IRAP, oppure, come l’incremento della tassazione sui dividendi percepiti dagli enti non profit, rischiano di portare a considerevoli contrazioni nelle erogazioni a sostegno del welfare.

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