Le implicazioni del Digital Markets Act per le imprese, i consumatori e l'innovazione
13 Aprile 2022
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche
Carlo Stagnaro
Direttore Ricerche e Studi
Aina Turillazzi
La nuova regolamentazione europea dei mercati digitali – il Digital Markets Act (Dma) – rischia di penalizzare l’innovazione senza impedire la frammentazione delle regole tra i paesi europei.
Il Dma introduce una nuova regolamentazione ex ante per i cosiddetti gatekeeper, cioè le piattaforme online di grandi dimensioni. Tuttavia l’identificazione dei soggetti alla regolamentazione è arbitraria e molti degli obblighi previsti sono vaghi e non sempre giustificati da adeguate analisi costi-benefici. Un forte argomento a favore del Dma sta nell’esigenza di prevenire la proliferazione di regole nazionali. Tuttavia non solo diversi paesi (tra cui l’Italia) stanno definendo regole nazionali, ma anche in sede di attuazione il Dma potrebbe generare esiti disordinati. Per evitarlo si potrebbe adottare una serie di accorgimenti, per esempio la definizione di linee guida condivise per armonizzare le definizioni, gli obblighi e le pratiche che dovranno poi essere garantiti dalla Commissione in collaborazione con le autorità antitrust nazionali.
I mercati digitali stanno evolvendo rapidamente. Vecchie piattaforme lottano per mantenere le loro quote di mercato e altre nuove entrano sul mercato continuamente. I mercati digitali vanno compresi prima di introdurre nuove norme ex ante i cui effetti di lungo termine sono sconosciuti. Ancora meno essi hanno bisogno di un proliferare di norme nazionali o di pratiche nazionali di attuazione che potrebbero frammentare il mercato digitale europeo.