In questo scritto de Jasay procede ad una demistificazione del concetto di giustizia sociale, spogliandola delle sue connotazioni morali, per cercare di capire se la sua pretesa di essere giusta sia in grado di sostenere un esame critico e logico.
Nessuno sa cosa significhi esattamente il concetto di “giustizia sociale” e pertanto è difficile opporvisi: è in questo aspetto, per il filosofo politico Anthony de Jasay, che risiede l’immenso potere di tale espressione.
Significando una enorme varietà di concetti riesce a presentarsi in modi estremamente seducenti, aiutata dai due termini “giustizia” e “sociale”, carichi di implicazioni principalmente positive. Messi insieme, rappresentano una combinazione imbattibile, la cui disapprovazione equivale in pratica ad un’ammissione di perversione morale, facendo sì che le esigenze della giustizia sociale diventino imperativi morali.
Elaborare una tesi che permetta di annoverare la giustizia sociale tra i rami della giustizia è un’impresa impossibile. Il giudizio di valore è l’unico al quale possa richiamarsi la difesa della giustizia sociale, e, essendo tale giudizio intrinsecamente soggettivo, diventa necessario fare ricorso al cosiddetto “osservatore imparziale”, che non ha alcun interesse in gioco nella questione sulla quale deve esprimere un giudizio.