"La condizione minoritaria del liberalismo italiano non è scritta nella storia" Dopo una sintetica ma penetrante rassegna della storia del liberalismo italiano, Carrubba approfondisce i punti di forza e di debolezza di questa corrente di pensiero.
22 Dicembre 2006
Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Teoria e scienze sociali
Salvatore Carrubba
Sebbene il liberalismo abbia in Italia una lunga storia, per Salvatore Carrubba, già direttore de “Il Sole 24 Ore”, la sua tendenza a compromettersi ha rappresentato il suo grande punto debole, afflitto da un’incapacità di affermare un’identità ideologica precisa ed orgogliosa, in grado di individuare e combattere le degenerazioni del moderno stato del benessere.
Il pensiero liberale italiano fu preda di un terrore verso l’isolamento che lo costrinse al camaleontismo, a diventare come tutti gli altri, a perdere qualsiasi identità distintiva, paradossalmente proprio nella fase nella quale la rivoluzione liberale conquistava il mondo, attraverso figure quali Ronald Reagan o Margaret Thatcher.
È giunto il momento per i liberali di chiarirsi le idee, recuperare coscienza di cosa sia il liberalismo senza timore che ciò li porti in rotta di collisione con il conformismo imperante. Del resto, se i liberali del passato avessero avuto paura ad intaccare il conformismo dei loro tempi vivremmo ancora sotto l’assolutismo.